“Questo bambino è viziato!” “Diventerà un mammone!” O ancora: “prenderà il vizio di stare in braccio!” Quante volte vi è capitato di sentire queste frasi in tv da qualche “esperto” o da altre mamme, amiche e gente che in realtà non si fa i fatti propri? Non ne parliamo di quelle trasmissioni in cui fanno vedere bambini disperati che vengono lasciati soli in sterili camerette.
I bambini, specie se neonati, non conoscono vizi, capricci, abitudini e non parliamo di un bambino di 3/4 anni che fa i capricci solo per averla vinta, lì il discorso è diverso.
Parliamo di bambini piccoli che hanno bisogno di cure, calore, contatto. In fondo noi siamo mammiferi e i nostri figli sono come i cuccioli. Gli animali quando nascono sanno già come camminare, come nutrirsi e sopravvivere: i neonati, invece, non lo sanno fare, hanno bisogno della propria mamma per tutto.
Per questo si parla di “esogestazione“: si ritiene, cioè, che il cucciolo di uomo nasca prematuro e che, per molti mesi, debba crescere al di fuori dell’utero materno nella maniera più simile a questa.
E’ per questo che i neonati sentono così forte il bisogno di stare al contatto con la mamma o il papà. Quindi, quando sentite il vostro bambino piangere, prendetelo in braccio, coccolatelo, abbracciatelo, rispondete alle sue richieste di attenzione, basta seguire sempre il proprio istinto di mamma.
Un bambino lasciato da solo a piangere avrà la sensazione di essere stato abbandonato e penserà che sia giusto così. Un bambino non amato non amerà. Al contrario se si sentirà coccolato e amato riuscirà a fidarsi degli altri e li amerà. Credo che un bambino che cresca in questo modo sarà equilibrato e sicuro di sè e quando deciderà di essere indipendente lo farà sapendo che mamma e papà sono sempre lì!
Io ho cresciuto, e ancora lo faccio, mio figlio in questo modo. L’ho allattato per più di due anni, l’ho coccolato, accarezzato, tenuto sempre in braccio. Ha dormito nel lettone, e spesso lo fa ancora, con le dovute precauzioni per evitare soffocamento e co. Ora lo guardo e vedo un bambino dolce, che accarezza i compagni di scuola, affettuoso, che vuole ancora i miei abbracci, le mie coccole. E io continuo a farlo, perchè sono la sua mamma, lo amo. E non è affatto un mammone, anzi è indipendente. Il suo è ancora un bisogno, ma anche un modo per sentire e dimostrare l’affetto. Spero che mi chieda di essere coccolato ancora per tanto tempo. Fatelo sempre, quando cresceranno non potrete tenerli più in braccio!