Dormire nel lettone

Dormire nel lettone

Quale bambino non ha mai passato una o più notti nel lettone con i genitori? Il “co-sleeeping”, dormire insieme, è un’abitudine molto diffusa in tutto il mondo e solo da qualche decennio si è diffusa la consuetudine di farli dormire da soli.
Inizio con il dire che mio figlio ha dormito nel letto con me dal primo giorno che ha messo piede in casa. Avevo bisogno di sentirlo vicino, di sentire il suo respiro, solo così anche io riuscivo a dormire tranquilla. In effetti tranquilla è un parolone, perché percepivo ogni suo minimo movimento, ogni suo rumorino. E comunque era anche più comodo per gestire le poppate e il mio riposo!
Personalmente penso che ogni mamma sia libera di scegliere cosa fare: quello che vi consiglierei se decidete di tenerlo nel lettone, quando è molto piccolo, è di metterlo a lato con una protezione, non in mezzo, e di non coprirlo con la vostra coperta ma di tenere una copertina solo per lui per evitare che vi finisca sotto.
In effetti per per quanto riguarda la fisiologia del sonno non esiste una decisione giusta o sbagliata, nel senso che la vita dei nostri bambini non è influenzata da dove e come dormono nei primi mesi o anni di vita.
Quello che dobbiamo capire, però, è che i piccoli hanno bisogno del contatto fisico con i propri genitori, specialmente con la mamma, anche in funzione dell’allattamento, e non pensare che in questo modo vengano viziati. In fondo è un istinto quello di cercare protezione, soprattutto di notte, quando il bambino avverte una maggiore percezione del pericolo e il contatto con il genitore lo fa sentire al sicuro.
In effetti se ci pensiamo, a partire dagli 8 mesi circa, il bambino piange quando viene separato dalla mamma e l’attaccamento si manifesta ancora di più quando si trova in situazioni che sente pericolose: se è malato, se c’è un estraneo, se è in un ambiente sconosciuto, se c’è buio o se c’è un forte rumore. Il distacco che successivamente si ha, dipende dal fatto che il bambino sa che la mamma accorrerà ogni volta che ne avrà bisogno, quindi più al bambino piccolo verrà data la possibilità di stare con la mamma, più sarà capace di stare da solo e avrà una maggiore sicurezza interiore.
Pare poi che il sonno del neonato si sincronizzi con quello della madre, nel senso che passano dalla fase di sonno leggero a quello pesante nello stesso periodo. Già durante la gravidanza si stabilisce questa sincronia: ci si sveglia molto spesso e se ci si fa caso anche il bambino scalcia o si muove. Inoltre è dimostrato scientificamente che dormire accanto alla mamma riduce il rischio di SIDS, sindrome delle morte in culla, perché la sua presenza regolerebbe le funzioni biologiche.
Detto ciò decidere se far dormire i propri figli nel lettone, nelle culla in camera o in un’altra stanza rimane una scelta dei genitori che non deve essere influenzata dai commenti di parenti o amici.
Ancora oggi mio figlio che ha tre anni e mezzo dorme nella camera con noi, nella sua culla, attaccata al lettone, in modo che possa sentirmi vicina, darmi la mano o essere accarezzato. Capita qualche volta che se si sveglia di notte e non mi sente comincia a piangere, come se si sentisse solo e, infatti, basta prenderlo in braccio per calmarlo e farlo riaddormentare Quando poi chiede di stare vicino a me non c’è nessun problema, lo coccolo un pò, si addormenta e poi lo rimetto nella sua culla dove può liberamente girarsi e rigirarsi!
Magari dai tre anni in poi è preferibile che abbiano i propri spazi, così come per i genitori, ma anche questo dipende da voi e dal vostro piccolo.

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